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artefactory

exposure to art nourishes the imagination and contributes to our capacity for abstraction.

riporta chiara cristili, docente di linguistica presso l’istituto universitario orientale di napoli, di un interessante esperimento condotto con degli scimpanzè*:
il primate in questione, posto davanti ad un bastone componibile di due pezzi dotati di un grosso ed evidente incastro e disposti con le estremità incastrabili ravvicinate, sarebbe capace di montarli per ottenerne un elemento lungo a sufficienza per avvicinare un casco
di banane.

se però i pezzi siano disposti sul piano in modo disordinato o se i due pezzi siano posti a distanza tale da non entrare insieme nel campo visivo del primate questi non sarebbe in grado di effettuare la semplice (dal punto di vista umano) operazione.

questo episodio è illuminante di un meccanismo basilare del pensiero umano: alla base delle abilità creative e quindi dell’intelligenza umana ci sarebbe l’immaginazione.
la capacita di prefigurarsi qualcosa che allo stato attuale non c’è.
l’immaginazione è il combustibile delle capacità astrattive. quelle capacità necessarie a prefigurarci e a disegnarci in una prospettiva futura, a immaginare uno scenario ed un percorso per il nostro tempo a venire. vicino, prossimo, remoto.
inoltre queste capacità svolgono un ruolo essenziale nell’elaborazione delle strategie. quell’insieme coordinato di comportamenti atti a fronteggiare situazioni avverse e a perseguire degli obiettivi.

la frequentazione dell’arte nutre l’immaginazione e contribuisce ad incrementare le capacità astrattive.

crediamo, quindi, che sia estremamente importante portare l’arte ed il suo "farsi" come contributo allo sviluppo sociale e all’incremento del dibattito culturale locale.

la missione è di mettere in atto questo programma portando i diversi operatori - artisti visuali, registi, attori, coreografi, ballerini, performer vari - a mettere a disposizione la loro opera e il loro processo creativo, il loro metodo con eventi, seminari, letture, workshop, stages.

organizzare dei workshop in cui l’operatore metta in mostra il suo processo di lavoro e abbia la possibilità di coinvolgere gruppi selezionati di soggetti interessati all’interno del processo stesso. un’operazione con una doppia funzione didattica.

d’altro canto, per il performer, elaborare, sviluppare e sviscerare il proprio lavoro in una dimensione più intima e riservata di quella metropolitana, il calarsi in una dimensione esistenziale che consenta tempi più lenti e riflessivi - propri del metabolismo isolano - può costituire una occasione unica e preziosa per maturare il proprio lavoro.


*si tratta, probabilmente, del famoso esperimento di wolfgang kohler riportato in mentality of apes, originalmente pubblicato in tedesco nel 1917 e in inglese nel 1925.

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